
Le ragioni di un “no” senza possibilità di appello.
“..Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per costruire una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro od otto centrali sono come una rondine che non fa primavera e non risolvono il problema perché la Francia, per esempio, va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali EPR, tanto che si preferisce ristrutturare i vecchi reattori piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c’è risposta a queste domande diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano.”
(Carlo Rubbia, intervista a ‘Repubblica’ , 29/11/09)
“..Con il nucleare l’economia cresce, dove si costruiscono centrali nucleari lì l’economia cresce.”
(Claudio Scajola, ministro dell’attuale governo, intervistato da Rainews24, 3/12/09)
Se casomai, nel corso della preparazione di questo movimento e di questo blog, avessimo avuto dei dubbi, queste due autorevoli dichiarazioni sul merito del nuovo piano nucleare italiano, ce li avrebbero tolti comunque!
Uno scienziato, premio Nobel e, per giunta, ex presidente ENEA, toglie la foglia di fico con cui il governo cerca di coprire la vergognosa scelta di tornare indietro rispetto ad una delle poche cose sensate decise dal popolo italiano nell’ultimo quarto di secolo e di tornare a produrre energia elettrica col nucleare: nulla di rilevante è cambiato; i problemi di sicurezza e di gestione saranno gli stessi di 25 anni fa e non verranno risolti perché, per un nucleare “piccolo”, non è economicamente conveniente; il millantato nuovo nucleare comprato dai francesi è poco più di una patacca a cui non credono nemmeno loro!
E’ il ministro Scajola in persona a rivelare le vere motivazioni della scelta: non oculata politica energetica ma precisa volontà di foraggiare il sistema industriale italiano con una imprecisata quantità (si parte con 40) di miliardi di euro spalmati nel corso del prossimo decennio e, probabilmente, oltre!
Siamo di fronte ad un pericoloso rigurgito di vecchia cultura industrialista assistita, che porterà i soliti noti ad iscrivere profitti nei loro bilanci, alla politica locale qualche milioncino da sperperare in opere inutili e, preferibilmente, clientelari e alle popolazioni interessate qualche elemosina.
Vecchie cose, già conosciute e a cui assistiamo quotidianamente. Si pensi ai treni che fanno concorrenza agli aerei mentre i pendolari viaggiano nelle condizioni dei deportati nei lager; alla costruzione del ponte sullo stretto mentre metà Paese frana; a Milano che si rifà il trucco per l’Expo mondiale ma che ancora depura appena il 20% delle sue acque reflue (più o meno come Il Cairo…). Si potrebbe continuare a scrivere per ore di situazioni di questo tipo.
E’ ora di dare un taglio e di compiere scelte coraggiose. E, a farle, deve essere la gente comune. Tornando ad interessarsi di politica (quella bella, non quella schifosa a cui siamo costretti ad assistere!)E smettendola di delegare ad altri il diritto di decidere del futuro di tutti!
Perché, come scriveva Giorgio Gaber, “Libertà è partecipazione”
Complimenti per il coraggio ma li avrete tutti contro. Sui soldi che porta la centrale un sacco di gente si sta arrotando i denti: palazzinari, proprietari di case da affittare, commercianti...il grosso dei caorsani se ne frega e spera nelle briciole.
RispondiEliminaComunque sia, io vi seguo: un pò di aria nuova in questo mondezzaio ci voleva!
Grazie per l'attenzione. Dici una cosa giustissima ma non è l'unica possibilità che c'è. Cerchiamo di far crescere una consapevolezza diversa nei cittadini.
RispondiEliminaSperiamo di rileggerti presto.